Se incontro un genio
Probabilmente ti capita (almeno: te lo auguro) di sognare ad occhi aperti. Sull'autobus, sul water, prima di addomentarti, un'idea ti coglie e ti trasporta in un mondo diverso. La premessa più banale ("ho vinto al superenalotto") o quella più fantasiosa ("è scomparso in un secondo il 90% del genere umano") rotolano in una valanga di conseguenze fantastiche che il tuo cervello dipana per te senza fatica. E tu le segui, quasi sfuggendo alla tua realtà ma, in vero, riaffabulandola.
Per me, praticamente da sempre, le tre fantasie più ricorrenti sono:
- se potessi diventare invisibile,
- se potessi congelare il resto del mondo,
- se potessi tornare indietro nel tempo (ovviamente con la consapevolezza di ciò che verrà...)
Analisti: al lavoro!
Vorrei soffermarmi un momento sulla terza, perchè ultimamente mi succede una cosa strana.
E' senz'altro una dolce fantasia: non vorresti tornare all'energia e al tempo libero dei 16 anni, senza il fardello delle depressioni, delle insicurezze? O cuccare la/il tipa/o del primo banco, ché con l'esperienza di oggi sarebbe uno scherzo... Prendere un bel pacchetto di azioni microsoft, magari nell''80, e assicurarti la vecchiaia; evitare quella discussione con l'amico che poi si è allontanato: non ne valeva davvero la pena! Salvare la vita a singole persone o grandi gruppi la cui morte sia evitabile. E così via.
La cosa strana che mi succede è che, anche se immagino il classico genio che mi si presenta a chiedermi "A quando vuoi tornare?", oggi come oggi non tornerei mai più indietro di novembre 2003. A novembre 2003 io e mia moglie abbiamo concepito Pietro.
Giuro, non è retorica: parlo del flusso quasi incosapevole di una fantasia ad occhi aperti. Non sarei in grado di barattare niente con la certezza di non avere -non genericamente un figlio, ma- lui, nella sua unicità.
Anche se mi rendo conto dell'assoluta casualità sostanziale della sua nascita e vedo quale egotismo è nascosto dietro questi pensieri (come, non fermeresti gli attentati alle due torri per avere poi, comunque, un altro figlio tuo?) è nato dentro di me un meccanismo, profondissimo, di amore assoluto e incondizionato.
Amore, forse, dà troppo un'idea da romanzo d'appendice. Prima ancora che all'ambito psicologico, è qualcosa che attiene a quello antropologico e forse persino etologico.
In somma: Pietro, mi hai davvero cambiato la vita; puoi chiederlo anche al Genio della Lampada.